OCR UK CHAMPIONSHIP e NUCLEAR RACE
82 ostacoli artificiali e oltre 50 naturali
Il clima era quello ovvio di un novembre inglese. Cielo grigio, erba verde e pioggia leggera alternata a pioggia meno leggera. Lo scenario perfetto per una MudRun.
Ora che viene citato più spesso il termine Obstacle Race molti si chiedono perchè parlare di mudrun. La risposta facile è provate a correre una corsa a ostacoli nel Regno Unito e poi datele un nome. La risposta un filo più lunga è che il fango la faceva ovunque da padrone.
Abbiamo attraversato e incontrato fango, fango puzzolente, fango leggero, fango avvolgente (quello che ti trattiene la scarpa e non la molla piu), fango compatto, acqua fangosa, fossi di fango, fango spalmato, monti di fango sommerso che ti fanno inciampare mentre trasporti un tronco da una decina (o venti, boh?) chili risalendo un fiume gelido con l’acqua fino alla vita, acqua fangosa fredda, acqua fangosa ghiacciata, fiumiciattoli luridi da risalire, fiumiciattoli luridi da scendere, laghi alti, laghettti da attraversare, pozze di fango, strade di fango, viottoli di fango, melma, muri di fango che da solo non li sali mai, scivoli di fango, salite di fango, pezzi di fango. E ovviamente ci siamo divertiti come matti.
La Nuclear Race prevedeva un percorso da 6km e uno da 12km, il percorso del campionato UK era da 16km.
Partenza, come dire, col botto…
Gli ostacoli erano tutti grandi, ben costruiti e ben presidiati. La differenza principale rispetto a corse come Spartan Race o del Campionato era che per i competitivi che ambivano a vincere non era consentito fallire nemmeno un ostacolo. Si poteva tentare quante volte si voleva ma in caso di fallimento la fascia verde al polso veniva tagliata. Ovviamente non era consentito aiuto esterno. La cosa buffa era che all’inizio ogni tentativo di aiuto reciproco era quindi bandito, dopo i primi ostacoli duri che avevano mietuto qualche vittima (parliamo di braccialetti) prima di aiutare gli altri si controllava con uno sguardo se il braccialetto fosse ancora la polso del concorrente. Il giudice (marshall) con la maggior collezione che abbiamo visto era quello della seconda monkeybar (bagnata, di acciaio lucido e assai lunga) ma molti altri ostacoli hanno mietuto le loro vittime. In ogni caso i giudici erano scrupolosissimi nel segnare il pettorale di chi veniva aiutato o falliva l’ostacolo.
La partenza è stata emozionante con delle vere e proprie esplosioni (non nucleari) sulla collina di fronte. Il percorso era ben segnato e presidiato e completamente su sterrato bagnato e fangoso. Non sono corse da fare con le superga. L’ostacolo più grande è stato sicuramente il freddo che il vento regalava ai partecipanti, essendo di fatto sempre bagnati bastava poco ad abbassare la temperatura corporea. Mani e piedi erano costantemente freddi, cosa decisamente antipatica quando poi si trattava ad esempio di usarli per salire corde già di per sè bagnate e scivolose.
Gli ostacoli erano tantissimi e di varia natura e mettevano alla prova tutto il corpo e la resistenza totale dell’atleta. Abbiamo nuotato a sufficienza. Abbiamo scalato molto. Se avete paura del vuoto questa corsa vi mette alla prova. Ci sono alcuni ostacoli dove occorre saltare e passare al livello successivo e sotto non c’è nulla se non un bel salto (sconsigliato mancare la presa).
Was @TheNuclearRaces #DeathSlide worth the trip? #mammamia @ocrauk #mudrun @runnersworldITA pic.twitter.com/k1aNLFxssh
— Mud Run (@ita_mudrun) 15 Novembre 2015
Per non fallire nemmeno un ostacolo occorre sicuramente essere agili, leggeri e forti. Molte le varianti alla monkeybar tradizionale, con corde, corde con anelli, pali longitudinali, trapezi, corde corte o anelli da agganciare a pioli (questo è davvero duro). Presenti in quantità e in varie forme pareti, corde, reti, e muri da scalare e scavalcare. Emozionante la ziplane e il deathslide, che sono poco ostacolanti ma che un po’ di apprensione la mettono vista la velocità e la ripidità degli ostacoli stessi.
Una corsa quindi decisamente non banale, impegnativa e nella sua versione da campionato non per tutti. Noi abbiamo impiegato tre ore per chiudere la corsa. Conor Hancock, il vincitore, ci ha impiegato la metà del tempo. La prima donna è stata Freya Martin con circa due ore. Date un’occhiata al lungo (11 minuti) video di Mudstacle TV per avere un’idea..
Dopo l’arrivo erano predisposte delle vasche d’acciaio piene d’acqua per levarsi il grosso del fango e delle docce calde. Ci abbiamo passato dieci minuti buoni per recuperare calore e pulirsi un po’. Ma i pochi minuti che dalle docce si impiegavano per recuperare le borse (con grande efficenza) hanno tolto ogni calore residuo, la stanchezza e il freddo erano tali da impedire di bere il tè caldo che ci avevano dato, il tremore alle mani scuoteva il bicchiere e faceva uscire tutto il contenuto senza consentirci di portarlo alla bocca. Niente panico, dopo essersi levati i panni bagnati ed essersene messi un bel po’ asciutti i tremori sono passati ed è rimasta solo una grande soddisfazione. Si, ok, anche la stanchezza, ma la soddisfazione era ben maggiore. Si, va bene col freddo anche qualche crampo ma vuoi mettere la soddisfazione?
The best of the best yesterday @nuclearraces #welldone #ocrauk #ocr #mudrun Un video pubblicato da mudrun_it (@mudrun_it) in data:
I nostri eroi del giorno però sono i ragazzi del team No Fear On Wheels che hanno lottato come leoni lungo i 16km del percorso tirando, trascinando e spingendo un loro compagno in sedia a rotelle. EROI! e soprattutto atleti perchè vi possiamo assicurare che la fatica per loro deve essere davvero stata tanta.
Noi abbiamo partecipato (in puro spirito olimpico) ai campionati inglesi OCR (OCRA UK) e abbiamo concluso la corsa pur non riuscendo in tutti gli ostacoli (e aiutando anche qualche altro atleta, shhhh) e abbiamo come al solito conosciuto persone nuove, aiutato sconosciuti, fatto amicizia e bevuto birra in ottima compagnia, insomma, ci siamo divertiti. Ora allacciate le cinture, possiamo tornare a casa. Ci vediamo l’anno prossimo!
I nostri ringraziamenti personali a Lucy, James e Mark per l’ospitalità e l’affetto, vi aspettiamo in Italia.
Our big big thanks and a big hug go to Lucy, James and Mark for their hospitality and warm welcome. We look forward to see you in Italy.