Benefici del vestiario a compressione, finzione o realtà?
Tra i potenziali benefici indotti dall’impiego di maglie, pantaloni e calze tecniche a compressione vi sono il miglioramento della circolazione sanguigna (ritorno venoso) e linfatica, la velocizzazione del riscaldamento dei muscoli, la notevole riduzione del danno muscolare durante l’attività, un miglior apporto di ossigeno al muscolo, un miglior recupero post allenamento.
Addirittura, ragionando al contrario, alcune aziende dichiarano che la compressione migliori inevitabilmente la performance. Non parlo di doping meccanico, ovvio, ma riducendo le vibrazioni del muscolo (fonte principale di affaticamento), i capi a compressione portano a una maggiore resistenza, forza e minore frequenza cardiaca media.
Riducendo le vibrazioni muscolari nel distretto interessato, dovute al gesto atletico, è possibile ridurre sensibilmente i crampi e gli infortuni. Questi sono svariati benefici dichiarati da aziende produttrici di materiale a compressione e da atleti che dicono di usarli.
Ma come si pronuncia la scienza in merito a tale argomento?
Come spesso accade, la scienza porta alla luce studi che evidenziano tutto e il contrario di tutto!
Attraverso una revisione dettagliata di studi scientifici, si può constatare un ventaglio di ricerche sia a favore sia contro l’impiego di materiale a compressione in ambito sportivo per l’incremento della prestazione atletica durante la corsa o, perlomeno, una migliore efficienza dei valori squisitamente fisiologici apprezzabili in termini di minor lattato ematico, frequenza cardiaca, scambi respiratori o altri fattori.
Attraverso la ricerca scientifica si evidenzia in maniera inequivocabile il miglioramento della circolazione sanguigna (ritorno venoso) e linfatica in soggetti ospedalizzati che impiegano calze a compressione.
Per l’ambito sportivo (non prettamente medico quindi), come appena espresso, esistono studi che confermano o smentiscono i benefici indotti dal vestiario a compressione.
Gli studi
Uno studio del 2016 eseguito da Leoz-Abaurrea I., Santos-Concejero J. e colleghi ha evidenziato come su un campione di 10 uomini corridori amatori, le temperature interne, lo scambio respiratorio, la frequenza cardiaca, il lattato ematico e le prestazioni cronometriche non erano qualitativamente migliori (per certi parametri addirittura peggiori) indossando indumenti a compressione rispetto a indumenti non compressivi. Anche se il campione di riferimento è ridotto, è possibile comunque tenere in considerazione questo studio significativo.
Una recente ricerca (Mizuno S, Arai M, Todoko F, Yamada E, Goto K. 2017) ha studiato l’effetto indotto da un indumento a compressione attraverso pantaloncini che esercitavano diversi livelli di pressione durante la corsa prolungata. Questo studio ha cercato di capire la quantità di danno muscolare indotto dall’esercizio, la capacità di salto e la risposta infiammatoria.
I partecipanti allo studio sono stati sottoposti a una corsa di 120 minuti in salita al 60% del VO2max. Le prove di esercizio includevano
- un pantaloncino pari ad una pressione di 30 mmHg [ALTO]
- un pantaloncino con una pressione di 15 mmHg [MEDIO]
- un pantaloncino con una pressione <5 mmHg [BASSO]
Il risultato di tale ricerca ha palesato come un pantaloncino che esercita una pressione media (circa 15 mmHg) riduce significativamente la prestazione di salto (la corsa è una successione alternata di balzi) rispetto al pantaloncino che esercita una pressione elevata (circa 30 mmHg). Inoltre, l’affaticamento indotto dall’esercizio fisico e la risposta infiammatoria erano significativamente inferiori con il pantaloncino che esercitava una pressione di 15 mmHg rispetto a quello inferiore a 5 mmHg.
Questo studio suggerisce che eventuali miglioramenti prestativi o livelli fisiologici di affaticamento organico più bassi si possono ottenere solamente con pantaloncini che hanno un livello di compressione medio-alto. Attenzione però: se il grado di compressione è troppo elevato, la circolazione non solo non ne gioverebbe ma addirittura potrebbe diminuire drasticamente.