E FINALMENTE USCIMMO A RIVEDER LE STELLE
Due settimane sono passate dalla INFERNO RUN del 9 maggio e solo ora siamo riusciti a trovare il tempo per raccontarvelo.
La INFERNO radunava alcune caratteristiche non indifferenti in un unico momento. Si trattava della prima corsa del primo Campionato Italiano Mud Run. Si trattava della prima (ed unica) corsa italiana che qualificava per il OCR Championship. E si proponeva come la data di apertura della stagione delle MudRun tutte italiane.
Le novità annunciate rispetto alla prima edizione della Inferno erano la presenza del girone competitivo, dei premi in denaro (buoni acquisto) per i vincitori (non presenti nemmeno nelle corse più ricche e costose), un percorso dedicato ai bambini (infernetto), la partenza a gironi.
Le altre novità che non erano state annunciate sono state scoperte dai partecipanti lungo il percorso che si è rivelato ben studiato e articolato e hanno riguardato principalmente gli ostacoli, molti dei quali nuovi rispetto allo scorso anno e nuovi addirittura per l’Italia.
Il Parco dei Renai ha retto l’urto dei 2000 iscritti (tutto esaurito) che hanno deciso di passare un sabato all’inferno. Meno bene hanno retto le docce (poca pressione per poter lavar via velocemente tutto il fango) e gli efficienti Vigili del Comune di Signa che hanno deciso di essere di osservanza stretta del codice della strada comminando qualche multa agli indisciplinatissimi diavoli.
Alla partenza del girone competitivo si sono presentati i migliori da tutta Italia che già negli scorsi anni avevano dimostrato il loro valore. Anche quest’anno la piu veloce è stata Ginevra Cusseau, che già lo scorso anno si era aggiudicata il gradino piu alto, seguita da Silvia Bonfigli e Ilaria Paltrinieri. La vittoria tra i maschietti è andata stavolta a Eugenio Bianchi (quarto lo scorso anno) che in 41 minuti si è presentato al traguardo dove ha aspettato Federico Tonnicchi e Stefano Colombo, rispettivamente secondo e terzo. Fuori dal podio è rimasto Cristian Rossetti, vincitore della passata edizione fermato da un attacco di asma. A loro sono andati i premi di Nencini Sport e UNDER ARMOUR. Ovviamente sono subito finiti nella classifica del CIMR.
Da notare come tutti gli atleti partenti siano arrivati al traguardo (100%) e che grazie alla servizio chrono col doppio chip alle scarpe non si siano verificati atleti senza tempo o “perduti”. Gli organizzatori ci fanno notare che alle 18 era già online la classifica.
Percorso Inferno
Ma veniamo al percorso e agli ostacoli (e il fango) che anche lo scorso anno si erano rivelati il piatto forte. Il percorso quest’anno era di 10 km e da compiere una volta sola. Gli ostacoli in totale 16 erano disposti in un crescendo rossiniano. Ben sfruttata la presenza di acqua presente in molti ostacoli sia come guado sia da attraversare a nuoto sia fangosa.
Per la prima volta in Italia i duemila partecipanti hanno potuto letteralmente provare il brivido attraversare una vasca di acqua ghiacciata, l’ostacolo era COCITO ovvero il lago di ghiaccio che Dante posiziona in fondo al suo Inferno.
Di li si incontravano una serie di ostacoli asciutti da scavalcare (piramide di balle, muri, palizzate inclinate) decisamente non facili e dove lo spirito di gruppo ha ancora una volta dimostrato come all’inferno non si è mai soli e che una mano tesa ad aiutare dia molta più soddisfazione di un paio di posizioni in meno all’arrivo. “Insieme si supera ogni ostacolo” era anche il motto della collaborazione con la Fondazione Tommasino cui sono andati parte dei ricavati della corsa
Tutto questo era solo l’anticipo della bolgia infernale che attendeva i partecipanti. Una zona completamente dedicata al fango e alle sue varianti, più o meno claustrofobiche.
Finalmente una monkey bar (LA PALUDE STIGIA) dove chi non resiste cade in una bella pozza di fango.
Ampliata ed allargata la LORDA POZZA che lo scorso anno l’aveva fatta da padrona. Stavolta le tre pozze erano lunghe oltre 15 metri e larghe 7. Si, ci si poteva anche nuotare, ma risalire lungo quei pochi metri di terreno argilloso non era impresa da poco e anche qui si sono viste catene umane che hanno confermato il carattere solidale della corsa.
Altra novità italiana è stato IL POZZO DEI GIGANTI, un canale di fango, chiuso da una grata da percorrere a testa in su respirando nei pochi centimetri di aria disponibili. Astenersi claustrofobici. Anche il FLEGETONTE si è arricchito di filo spinato e tratti coperti ma stavolta è risultato troppo alto e alcuni sono riusciti a percorrerlo senza sporcarsi troppo…
Dicevamo in apertura del percorso (gratuito) di circa un chilometro per bambini con 10 ostacoli, ecco “con il dovuto rispetto” altre corse forse son da confrontare più con quegli ostacoli che con quelli del percorso da adulti.
Anche quest’anno nessuna medaglia ad attendere i poveri diavoli all’arrivo ma un ben più indossabile braccialetto che consentirà loro di distinguersi e riconoscersi l’un l’altro.
Agli organizzatori va comunque fatto notare come anche se l’inferno deve essere caldo sia decisamente necessaria più acqua nei ristori lungo il percorso, magari in un paio di punti oltre all’arrivo e forse anche più velocità nella distribuzione dei pettorali soprattutto per il prossimo anno.
Nel complesso quindi una ottima corsa che sicuramente posiziona in alto l’asticella della qualità delle MudRun in Italia. Il guanto di sfida è lanciato, vediamo chi lo raccoglierà.