Una gara difficile da dimenticare!
Facciamo un passo indietro a prima della gara. Per chi non lo sapesse io sono quella che vive in America. A parte gli scherzi. Se vuoi leggere la mia storia trovi un articolo molto bello su questo stesso Blog.
Vivendo in America e avendo una grande passione per questo sport é da più di un anno che giro gli Stati Uniti gareggiando in svariate gare, di diverse organizzazioni, in quella che viene definita la patria delle Obstacle Race. E in effetti ho avuto il privilegio di gareggiare nella freddissima Cincinnati e nelle spiagge bianche delle Bahamas, dalle altitudini del Colorado fino al caldo tropicale della Florida. Ogni stato, ogni gara, ogni organizzazione mi ha insegnato qualcosa di nuovo e ogni volta tornavo a casa con più motivazione a fare meglio.
In Italia
Quando ho scoperto che anche in Italia esistevano le obstacle race ho iniziato a fare ricerche, ho conosciuto molte persone di questa realtà e finalmente, grazie a una fortunata coincidenza di date, ho scoperto che ci sarebbe stata una Spartan Race proprio mentre ero in Italia a lavorare. E ho colto l’occasione al volo.
Ero esaltata all’idea di vedere una realtà come quella di Spartan nella mia patria natale.
Le mie aspettative non sono state deluse dalle persone che ho incontrato. Nel giro di poche ore ho conosciuto atleti non solo pieni di talento ma anche puri, genuini e con un cuore pazzesco. Ho visto che Spartan ha un seguito di fan sfegatati pronti a viaggiare, sfacchinare, rinunciare, pagare prezzi più alti… pur di fare una Spartan.
Ed é per questo che me ne vado con l’amaro in bocca nel vedere che purtroppo ci sono delle carenze organizzative importanti in una gara con un nome cosi famoso. Mi aspettavo di trovare delle grandi differenze ovviamente. In america Spartan Race esiste da anni e ha un seguito ENORME. Ma certe cose che ho visto non sono giustificabili dal “siamo nuovi perdonateci, dobbiamo crescere”.
Non voglio fare polemiche inutili. Sono fermamente convinta che ci siano ampi margini di miglioramento se si é disposti a mettersi in discussione.
Vediamo le cose che potevano essere fatte meglio in una gara come questa con, cito testualmente: “Record di partecipanti, più di 6800 iscritti“.
NB: Ci tengo a precisare che il mio punto di vista é quello di una persona che corre nella categoria competitiva che ha regole e aspettative totalmente diverse dalle categorie “open”. Quindi ti prego, se leggi e mi senti dire “il tale ostacolo era troppo facile” ti prego non prenderla male. Parlo sempre in termini di cosa ci sia aspetta per questa categoria.
Regole
Qui si tocca un punto delicato perché la maggior parte delle volte si tende a puntare il dito sui volontari. I volontari che non fanno rispettare le regole, i volontari che se ne fregano…. etc etc. Io sono fermamente convinta che il 90% delle volte i Volontari facciano il massimo che possono con le risorse che gli vengono fornite. Per quanto mi riguarda dovrebbe essere responsabilità dell’organizzazione di istruire i volontari su cosa sia importante in gara, su quanto debbano essere rigidi nel far rispettare le regole e soprattutto FORNIRE loro gli strumenti necessari per farle rispettare. Vi descrivo questa scena che é accaduta sotto i miei occhi increduli : un ragazzo che correva con me nella Elite fallisce l’ostacolo, va a fare i burpees, ne fa 5-6 e poi se ne va. Il volontario lo richiama. Lui lo manda A*****lo e prosegue. Il volontario cosa deve fare? Ha il potere di squalificare un runner? Se si come?
E qui arriva la co-responsabilitá di noi atleti : a te runner Elite (perché io non mi permetto di giudicare la Open) che bari negli ostacoli, a te che imbrogli nei burpees. Sei la vergogna di questo sport. Sei l’anello debole che abbassa gli standard delle persone. Sei una delle ragioni per cui questo sport non va avanti come merita. La differenza tra me e te é che io non baratterei MAI un posto in classifica con la mia dignità. E se io sono arrivata dove sono e tu hai ancora bisogno di imbrogliare é perché non l’ho mai fatto e mi sono sempre guadagnata ogni centimetro di gara.
Quindi la morale della favola é : diventa abbastanza bravo da non aver bisogno di barare.
Sicurezza
Parliamone. Mettere uno scatolone di legno a 6 metri dalla start line esattamente sulla strada delle persone che partono (e se hai mai visto o fatto una partenza nella categoria Elite sai che si parte a velocità molto sostenuta) forse non é la migliore delle idee perché costringe molte persone a doversi spostare bruscamente restringendo una partenza già non troppo larga e fa si che inevitabilmente alcuni ci si schiantino dentro.
Secondo punto ancora più importante. Il primo “ostacolo” da superare era una pozza di fango a pochi metri dalla partenza. Una pozza troppo piccola per il numero di persone che, dopo lo start ufficiale, si riversano dentro, correndo, saltando, spingendosi… un ostacolo inutile, insensato, a meno che lo scopo non sia quello di infortunare più atleti possibili. Tralasciando il fatto che io sia stata una di quelli che ha pagato il prezzo di questa scelta di ostacolo discutibile, a quanto ho capito parlando con altri atleti, non sono la prima che vede la propria gara finire dopo 30 secondi dalla partenza.
Uomini e donne che partono insieme nonostante le donne fossero 29 (Negli states il numero minimo di donne per avere la categoria femminile elite é 10).
Il numero di ostacoli. Quando siamo partiti, ci siamo trovati a correre in sentieri boscosi. I primi ostacoli che abbiamo trovato erano quelli che vengono chiamati “hurdles” e un muro.
É stata la prima volta che ho dovuto mettermi in coda per fare un ostacolo. E tutto questo é dovuto al fatto che non é pensabile mettere 1-2 muri/hurdles nel primo km per 200 persone e aspettarsi che le cose vadano lisce.
E qui arriva la co-responsabilitá di noi atleti : Il fatto che ci siano degli errori di layout di gara non giustifica in nessun modo la violenza e la mancanza di sportività a cui ho assistito da parte di alcuni. Spinte, gomitate, persone che passavano SOPRA ad altri, un ragazzo che cade a terra e viene calpestato… Quando scavalcavamo i muri venivamo spintonati da dietro, alcuni saltavano senza alcun rispetto calpestando le mani di altri…
Lasciatevi dire che una cosa simile non l’ho MAI vista ed é una pessima abitudine da perdere immediatamente se volete competere a livelli alti. Ogni settimana competo con e vedo competere I MIGLIORI AL MONDO e sportività é la parola d’ordine. Ed é anche il principio su cui si fonda questo sport. C’é una grande differenza tra essere competitivi ed essere scorretti. Attenzione a non superarla.
Layout della gara
Una obstacle race dovrebbe essere per definizione : “Obstacle racing is running through a course filled with obstacles” – “Correre attraverso un percorso pieno di ostacoli”.
La sensazione che ho avuto io in questa Spartan a Milano é stata : “Ma si sono dimenticati di mettere gli ostacoli?”. Si perché in effetti su 15 km scarsi di gara, i primi 9/10 erano davvero leggeri di ostacoli. Molta corsa. Troppa corsa pura.
Tutti gli ostacoli erano alla fine.
Molto bella la catena da trasportare. Molto bello il barbed wire che permetteva ad un atleta esperto di ribaltare le sorti della gara.
La differenza sostanziale rispetto agli states era la difficolta degli ostacoli.
I muri, anche quelli più bassi avevano la facilitazione per le donne, l’hoist, le atlas ball e lo slittino erano più leggeri dei loro corrispettivi USA, lo z wall ha appoggi più larghi e più profondi, manca la monkey bar con le sbarre ad altezze diverse e il multi rig é molto semplice.
Quando dico semplice non intendo dire semplice in assoluto. Lo dico in vista di un atleta competitivo che desidera partecipare ad eventi come i campionati Europei e Mondiali dove gli ostacoli sono ad un livello superiore. E gli atleti che da poco hanno partecipato ai campionati europei possono confermarlo. Se ci si prepara con questo livello di ostacoli non si può arrivare preparati ad eventi simili (dove oltretutto non esistono differenziazioni di ostacolo per uomo/donna).
Concludendo
Ero preparata a vedere molte differenze ma non mi aspettavo che un nome come Spartan potesse peccare in certi aspetti. Soprattutto dal punto di vista di tutela degli atleti. Sia per la creazione dei percorsi/ostacoli, sia per il controllo di penalità.
Lo dovete agli atleti che ogni singolo giorno si impegnano anima e corpo per poter competere in queste gare. Loro ci mettono la performance, ma voi dovete metterli nelle condizioni di avere una gara pulita, con dei giudici e delle penalità che vengano rispettate.
Vedere l’entusiasmo delle persone nei confronti di questo sport mi fa essere sicura che il futuro delle obstacle race in Italia sia brillante. Alla pari di Spartan, sono nate nuove organizzazioni che hanno come obiettivo quello di alzare gli standard di questa disciplina, di mettere alla prova gli atleti aiutandoli ad alzare il livello e a creare una comunità forte, unita e competitiva che possa rappresentare il nostro paese oltreoceano.
E io sono qui, a metà tra i due “universi”, a godermi la crescita di tutto questo sia da un fronte che dall’altro. Imparando, crescendo, tifando e rappresentando SEMPRE la nostra Italia.