Tre braccialetti per domarli tutti
« Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.« Un anello per domarli, un anello per trovarli,
Un anello per ghermirli e nell’oscurità incatenarli. »»
Le OCR sono quelle corse dove se non vedi ostacoli per un po hai sbagliato strada. Sono anche quelle corse dove se non superi l’ostacolo paghi una penalità. Da bambini era “dire, fare, baciare, lettera o testamento” da grandicelli diventa una prova fisica o il taglio di una banda, una sorta di “vita” dei videogames che ti penalizza in classifica o ti porta in alto sul podio.
Tre band. Oppure due band . Magari una. Forse cinque?
Non c’è una verità assoluta per cui un meccanismo sia meglio di un altro. Come nella maggior parte delle cose ci sono pro e contro, ma soprattutto c’è un target di atleti che cambia.
Per atleti elite, per atleti con esperienza, 1, 2, 3, 4, 10 band non fanno alcuna differenza. Persa una, la gara è finita perchè la speranza di andare a podio è frantumata.
Ma per altri atleti, quelli che stanno timidamente e faticosamente cercando di promuovere sè stessi dalle batterie non competitive a quelle competitive, la differenza tra 1 band e 3 è come quella che c’è tra il bianco ed il nero. O tra il deserto ed il mare. O tra una birra artigianale ed un succo di frutta industriale a fine gara.
E non è l‘atteggiamento ad essere diverso tra le due tipologie di atleti: chiunque si sia approcciato alla disciplina OCR vuole superare tutti gli ostacoli, sempre. Provando e riprovando finché le mani non si aprono e le ginocchia non si sbucciano a sangue.
La differenza sta inevitabilmente nell’esperienza, perché alcuni ostacoli non si allenano, si trovano in gara e lì si affrontano per la prima volta. Mai trovato un multi-rig con una presa mai vista? O una peg-board basculante? O una qualsiasi altra diavoleria di qualche pazzo organizzatore?
E si prova e si riprova. Certi atleti hanno maturato quell’esperienza che li fa adattare all’ostacolo nuovo e li fa continuare senza perdere una band. Ma altri cadono e decidono di stamparsi in testa cosa è andato storto e cosa possono fare perché la volta successiva non vada storto. E perdono una band.
Ma vanno avanti e continuano ad affrontare tutti gli ostacoli, consapevoli che non arriveranno a podio né nella metà alta della classifica, ma perseverano e magari trovano un altro ostacolo che li mette in difficoltà.
Perché non l’hanno mai visto o perché ormai sono troppo stanchi dai numerosi tentativi agli ostacoli predecenti. Ma hanno altre band da difendere, magari per portare punti al proprio team i cui membri più esperti stanno aspettando vicino al traguardo per incitare e consigliare i compagni più giovani.
E quindi provano e riprovano, e forse riescono o magari falliscono ancora. Falliscono l’ostacolo, ma non falliscono nell’incarnare lo spirito che dovrebbe animare qualsiasi Obstacle Racer.
E se avessero avuto solo una band? Avrebbero affrontato tutti gli ostacoli successivi a quello dove l’hanno lasciata? E quante volte? Una, per dire di averci provato?
La mentalità del perseverare, del superare l’ostacolo a qualsiasi costo (rispettando le regole, ovvio), come la tecnica di superamento degli ostacoli e la respirazione sulla corsa, si impara.
PacMan
Se il nostro PAC-MAN avesse solo una vita e noi fossimo alle prime armi, torneremmo a giocare dopo 3-4-5 volte che i fantasmini ci mangiano impedendoci di superare il primo schema?
Con più vite è più facile passare allo schema successivo, fare esperienza e, prima o poi per completare il primo schema, una vita sarà più che sufficiente.
Certo, qualcuno potrebbe dire che con più di una band anche gli atleti esperti sono incoraggiati a ‘mollare prima’, saltare l’ostacolo al solo prezzo di un braccialetto e recuperare tempo sulla corsa, magari vincendo pure (tattica peraltro diffusissima in certi circuiti OCR dove non esistono band, ma esistono burpees).
Ma questo vale solo assumendo che chi rimane a provare l’ostacolo, lo fallisca. E gli atleti atleti, quelli i cui nomi e volti vengono riconosciuti nel mondo OCR, quell’ostacolo non lo falliscono. Aspettano tutto il tempo che c’è da aspettare per provare e riprovare ed alla fine emergono vittoriosi.
Ma anche se dovessero perdere una band ed arrivare in classifica dietro a chi aveva mollato subito, davvero sarebbero loro ad aver perso la gara?
In un mondo OCR italiano in crescita c’è spazio per competizioni ad 1 band, a 3 band, a 5 band. Non c’è differenza per gli atleti che portano in alto i colori italiani all’estero.
Ma per un atleta che si avvicina alla nostra disciplina, il numero di band potrebbe fare la differenza tra continuare a praticarla o abbandonarla per uno sport dove non si pensa solo all’elite.
PS.
Tra l’altro anche nel regolamento di WordlOCR (FISO), la Federazione internazionale cui la Federazione Italiana OCR aderisce ma a cui aderisce a livello mondiale anche Spartan Race e USAOCR, viene adottato il concetto dei tre braccialetti…