I risultati dipendono dalle aspettative ma anche dalla volontà di mettersi in gioco.
Come una gara poco raccontata si rivela tra le migliori degli ultimi tempi.
WAS di Cinecittà World
Forse non ve ne siete accorti ma le corse OCR sono aumentate (alla data, 26 nel 2018 vs 13 nel 2017) e anche i partecipanti (+10%). Non si può dire altrettanto della qualità media ma sicuramente sono aumentate le aspettative di chi partecipa. Solo chi è alla prima esperienza perdona una corsa con tanti errori.
Poi purtroppo i nostri amati social media accentuano le critiche e sviliscono i complimenti. E non ci riferiamo ai commenti degli adepti. Parliamo di chi ha davvero partecipato. E sudato.
Beh, stavolta il coro è unanime e noi vogliamo solo amplificarlo.
La WAS di Cinecittà World è stata una gran bella gara, ben organizzata, gestita, pensata e portata avanti da un nutrito gruppo di persone che si sono messe in gioco per questo successo.
La corsa
Per fare una grande corsa non occorre fare una corsa grande. Gli ostacoli avevano tutti tre o quattro corsie. Ma questo non si è rivelato un problema. Gli ostacoli erano di due tipi, obbligatori o con penalità. Quelli obbligatori potevano essere provati all’infinito ma dovevano essere superati ed erano, ad esempio, i muri o i trasporti.
Quelli con penalità potevano essere tentati una sola volta e la penalità (purtroppo) erano trenta burpees.
I burpees (barpis) sono una penalità non ideale, sappiamo, per la fatica che fanno i giudici a contarli e gli atleti a rispettarli.
Morale, di coda agli ostacoli non se ne è vista. Merito anche della adozione di partenze a piccole batterie da 30 atleti circa ogni dieci minuti. I primi due chilometri poi erano praticamente senza ostacoli, l’unico molto fluente era un passaggio, di un centinaio di metri, in acqua alta circa un metro.
Poi il tracciato ha portato gli atleti fuori dal complesso di Cinecittà. Percorso con leggero dislivello finale di 100 metri. Impegnativi i trasporti (tronco, tanica di acqua, palla di cemento e un secchio pesante ma soprattutto da portare su e giù per 500 metri di collina).
Da film la location della prima concentrazione di ostacoli, la Arena di Ben Hur, dove si sfidavano le bighe romane. Qui si trovavano ostacoli vari (trasporto, muro Z, un rig, giavellotto, muro traverso e cima da risalire) concentrati e assetati di burpees.
Gli ostacoli
Sono la parte principale di una OCR ma sono a volte poco considerati. Nel finale, dentro Cinecittà World, erano concentrati 2 muri alti e per nulla banali. Semplici nella costruzione ma anche ben ideati.
Belli alti i muri, difficili e impegnativi. Ma che non dimenticano le donne aggiungendo uno (o due) scalini.
Bene le campanelle che aiutano il lavoro del giudice all’ostacolo senza lasciare dubbi sul completamento dell’ostacolo.
Buona la stabilità degli ostacoli. Buone le piccole invenzioni come le sbarre rotanti della apparentemente semplice Monkey Bar nera.
Benissimo l’incitamento da ogni giudice agli ostacoli. Bravi, così si fa. Anzi, i giudici erano quasi sempre due. Ed erano in grado di spiegare bene come fare l’ostacolo.
Bene i punti acqua (mancava solo la birra fresca). Bene il ristoro finale con banane della corretta maturazione. Diversa e particolare la medaglia che molti si aspettano.
L’umiltà
L’umiltà sta nel vedere dove si poteva far meglio le volte precedenti e nel pensare che nessuno abbia il patrimonio delle buone idee. Serve copiare o prendere spunto da altri che hanno ottimizzato? Bene, si può fare.
Serve chiedere una mano a chi ha esperienza. Bene si faccia.
Ostacoli riprogettati perché il mondo è cambiato. Partenze ripensate che dare il massimo agli atleti (nessuna coda e spazio per correre). Categorie semplificate di premiazione (assoluti e over40).
Un plauso e una nota ai volontari. I migliori in campo, anzi nell’arena.