Protocollo Fantasma
Fra qualche mese nessuno se ne ricorderà. Dei protocolli Covid, che vorrebbero regolare ogni aspetto della nostra vita.
Anche le partecipazioni a Spartan Race e ocr.
Una distorsione tutta italiana. Come molte altre distorsioni, tutte italiane. In un paese civile esistono le leggi, le persone sono tenute a rispettarle e se non le rispettano vengono sanzionate. In Italia no. Esistono le leggi, tu devi realizzare un protocollo che spiega come intendi rispettarle e un burocrate dovrebbe autorizzare il tuo protocollo: un sistema strutturato per favorire abusi, interpretazioni ad minchiam, corruzione, mitomania, manie di persecuzione, ritardi, costi e soprattutto caos.
Se ne dibatte da secoli sui testi sacri del diritto costituzionale e amministrativo. Fra i Paesi che si ritengono civili, siamo l’ultimo dove vige ancora il sistema cosiddetto “autorizzativo”. Ma, alla fin fine, agli italiani va bene così: nel mondo delle autorizzazioni, degli sceriffi e del caos, Barbara D’Urso e i suoi adepti rimangono liberi di fare appello al buon senso.
Ovvero: ognuno la pensi come diavolo vuole, faccia quello che vuole e soprattutto rompa le palle, perché il buon senso non è mai quello degli altri.
Ed eccoli allora i protocolli Covid di Spartanrace e Ocr. I documenti meno letti e conosciuti della storia dell’umanità. Con tutte le follie che hanno causato, causano e causeranno ancora per qualche mese. Poi basta. Ci sarà qualche nuovo matrimonio del secolo da seguire, ma soprattutto dovremo capire quanto sarà lungo il risvoltino dei pantaloni nella stagione autunno-inverno. A proposito, quali sono le scarpe migliori per una ocr?
Una puntualizzazione è necessaria: in questi mesi le Ocr si sono quasi regolarmente disputate in un sacco di Paesi nel mondo. Basta dare un’occhiata alle “classifiche globali” Spartanrace (dove si trovano? Home – race – classifiche globali). Si scopre che nel 2020 qualcuno è già riuscito a correrne una decina. Criminali? Irresponsabili? Tutt’altro: li non c’erano protocolli da definire e autorizzazioni da richiedere. Ci sono leggi e decreti. Devi solamente rispettarli.
Le ocr rispettano PER NATURA ogni decreto e raccomandazione sanitaria anti-covid. Si tratta di uno sport individuale, senza contatto fisico, che si svolge all’aperto, con partenze scaglionate. L’unico problema, che non dovrebbe essere un problema, è il distanziamento sociale prima e dopo la gara. Non dovrebbe essere un problema perché un metro di distanza è il rispetto minimo fra persone civili. Quelli che h24 sentono la necessità fisica di fiatarti in faccia, metterti la mano sulla spalla o toccarti il culo, in piazza, al bar o al supermercato, dovrebbero essere sottoposti a Tso (trattamento sanitario obbligatorio) di default. Sono MALATI. Di mente. A prescindere da Covid, ocr, emergenze sanitarie, economiche o nucleari.
Insomma, decreti e raccomandazioni sanitarie alla mano, Spartanrace e ocr sarebbero state a prova di riapertura in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento pre e post-lockdown. In Italia no. Abbiamo bisogno di un protocollo e di un milione di autorizzazioni.
Il caso della Spartanrace di Orte, in questo senso, è tristemente illuminante. Anzi, oscurantista.
Il protocollo pare fosse pronto da tempo. Concordato, dice, con le autorità locali, presentato in tempo più che utile. Ma l’autorizzazione non è mai arrivata. L’autorità preposta non si sarebbe assunta nemmeno la responsabilità di dire NO.
D’altra parte, viviamo in una Repubblica fondata sull’irresponsabilità. Irresponsabilità parlamentare, irresponsabilità della magistratura, irresponsabilità della pubblica amministrazione, inversione dell’onere della prova. Di fronte a questi mostri di inciviltà, la latitanza ponziopilatesca di un Fantozzi qualsiasi pare quasi necessaria. Un funzionario pubblico che si assume una responsabilità, dalle nostre parti sarebbe un controsenso. O meglio, è per definizione un controsenso. Da sempre. Kafka insegna. Per questo motivo, appunto, nel mondo civile hanno abolito il concetto stesso di “autorizzazione”.
In Italia no. Se provi a interloquire sul tema, la gente ti guarda come se predicassi che i pianeti hanno una forma sferica, schiacciata ai poli, effetto della rotazione intorno ad sole. Un pazzo! La terra è piatta, lo dice l’esperienza quotidiana, lo dice il buonsenso. A rigor di logica, lo dice anche Barbara D’Urso.
Dovremmo ricominciare a interrogarci sul concetto stesso di civiltà. Se non fosse che digitando su Google la frase “La civiltà di un popolo si misura…” il completamento automatico dichiara tutto il nostro fallimento culturale: “…dal modo in cui tratta gli animali.”
La citazione originale era di Voltaire, padre dell’Illuminismo. Diceva “… osservando la condizione delle sue carceri”. Qualunque idea uno abbia sugli animali, qualche anno fa i carcerati erano più importanti degli animali.
Forse, fra tutti, meglio ripiegare sul Leopardi: “La storia dell’uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all’eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.”
Siamo alla barbarie.
Eccoci alla lettura dei protocolli Covid in tema di sport individuale. Mediamente isterici e immotivati. Tanto, non li legge nessuno. Nemmeno il pubblico funzionario che dovrebbe approvarli.
Nel mondo dell’atletica leggera, anzi della Federazione ITALIANA di Atletica Leggera, in questi giorni si discute sull’obbligo di mascherina per i primi 500 metri di gara. Questo obbligo esiste solamente per le gare dove la partenza scaglionata è prevista per batterie “con più di 50 atleti per batteria”. Quindi, basta organizzare batterie meno numerose e l’obbligo scompare. Ma il dibattito sul protocollo si è infiammato: nessuno riesce a comprendere il motivo razionale di questo obbligo. Infatti, una spiegazione razionale NON esiste. Non esiste alcuna necessità sanitaria che consigli di correre i primi 500 metri all’aperto con la mascherina. Piaccia o non piaccia alla D’Urso, a Giorgino, a Fiorello e ai loro fan disagiati. Quelli che ti raccomandavano di chiuderti in casa con i parenti febbricitanti, senza tampone.
E’ purtroppo rimasto riservato il protocollo concordato con le autorità locali e mai approvato per la Spartanrace di Orte. Anche se qualcuno sperava nella concretizzazione di bufale clamorose come l’abolizione dei trasporti, dei burpees e magari pure della corsa.
Finora, soltanto alcune Ocr sono sfuggite alle rigorose stroncature dello smartworking dei burocrati, in confronto al quale il fancazzismo cui eravamo abituati si è trasformato in divertente abitudine di piccolo cabotaggio. Ad ogni gara, il suo protocollo: la nostra Federazione ancora non appartiene al Coni ed ogni organizzatore ha dovuto provare a definire il suo.
Ecco una norma esemplare, presa da uno dei pochi protocolli OCR che in Italia hanno clamorosamente ottenuto un’autorizzazione:
“Tutto il personale impegnato sarà provvisto di mascherina che andrà utilizzata qualora non sia possibile mantenere una distanza sociale di almeno due metri in presenza di atleti in gara, 1 metro nelle altre circostanze.”
Insomma, niente di più e niente di meno di quanto previsto dai decreti vigenti.
Peccato che nelle foto pubblicate dal sito della gara stessa, si sprecano assembramenti, baci e abbracci.
E nessuno con la mascherina. Tantomeno tra gli organizzatori.
Potremmo scandalizzarci all’infinito per l’imperscrutabilità dei decreti, l’inettitudine della burocrazia, i traumi infantili che hanno portato giornalisti mitomani e conduttori televisivi decerebrati ad intraprendere una carriera che proprio non gli appartiene.
Ma se sei un organizzatore o un atleta ocr, proponi o sottoscrivi un protocollo volontario e poi non lo rispetti, il pericolo sei tu.